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Agli onorandini non interessa l'autonomia della Contrada

L'autonomia della propria Contrada rispetto alle disposizioni quasi secolari di Palazzo sembra non debba interessare particolarmente gli attuali 17 onorandini.

Proprio in considerazione dell'attuale situazione con la possibilità di modificare le "regole", i 17 onorandini non hanno a cuore quell'autonomia interna che Palazzo non vuole che venga esercitata.

Se è giusto, doveroso e obbligatario che le 17 Contrade rispettino quanto contenuto nel primo periodo del co. 1 dell'art. 7 o del co. 4 dell'art. 9, è altrettanto giusto, doveroso e obbligatorio che Palazzo rispetti le decisioni autonome delle singole Contrade, sia per quanto prevede il co. 4 dell'art. 6 (che deve essere abolito senza se e senza ma), che dell'art. 10 (completamente da abolire), che dell'art. 16 (completamente da abolire).

Questi tre articoli si mettono in contrasto proprio con quello spirito di "leale collaborazione" che emerge nel Regolamento da parte di Palazzo; al contrario, i tre articoli costituiscono dei veri ingarbugliamenti di Palazzo verso l'autonomia delle Contrade.

I 17 onorandini, sia nel passato remoto che nel presente, non hanno mai voluto per paura ed incapacità mettersi contro Palazzo; ai 17 non interessa assolutamente quell'autonomia della propria Contrada che, in alcune circostanze, vanno a sbandierare come qualcosa di sacro.

L'impreparazione degli attuali 17 onorandini è alla base del secolare dominio di Palazzo sull'autonomia delle 17 Contrade.

25 ottobre 2025